Quando ci si approccia alla stesura di un testo finalizzato al…

Scuola e internet negli anni ’90
Internet e tecnologia per i ragazzi cresciuti negli anni ’90: l’abbiamo scampata!
Ieri sera mi trovavo a cena con amici, e come spesso accade è arrivato il momento Amarcord circa il ricordo dei bei tempi scolastici andati.
Da cosa nasce cosa, e nel giro di poco l’argomento è slittato verso il tema del rendimento scolastico dei ragazzi d’oggi, in particolare di coloro che vivono molte ore appresso a videogiochi, cellulari e ovviamente internet.
Mi ritengo assolutamente fortunata: in casa abbiamo installato internet nel lontano 1997, durante il mio primo anno di Liceo Scientifico, e in classe eravamo solo in due persone ad avere una connessione online. Ma non potevo collegarmi senza il consenso di mia mamma, e il mio utilizzo settimanale di internet si aggirava a circa una, massimo due ore.
All’epoca infatti ancora non c’erano gli abbonamenti flat, per cui si pagava a consumo: mia mamma non mi permetteva di collegarmi quando volevo, e il mio momento di connessione a Internet era relegato a pochi minuti una volta ogni tanto, la sera. Sì, sommando posso dire che a settimana usavo internet massimo 1 o 2 ore. Se mia mamma non era presente in casa, non potevo nemmeno lontanamente pensare di effettuare l’accesso: qualora si fosse accorta sarebbero stati liti… ma c’è anche da dire che a me non veniva proprio in mente di disobbedire.
Senza dilungarmi troppo sull’uso che facevo di internet (principalmente, partecipazione a mailing list e ricerca di notizie e foto di cantanti che mi piacevano), vorrei invece parlare di quanto le restrizioni che mi venivano imposte abbiano giovato sul mio rendimento scolastico.
Posto che non ero certo una “secchiona” e che ho avuto le mie belle difficoltà, rispetto alla maggioranza degli studenti di oggi ero totalmente libera dall’impasse di voler cercare qualcosa su internet a tutti i costi: il pomeriggio, dopo il pranzo, per me arrivava il momento sacro di chiudermi in camera per tre / quattro ore, e via con la traduzione delle versioni dal latino, gli esercizi di matematica, lo studio della storia, i compiti d’inglese. A fianco a me, sempre presenti i dizionari di italiano, latino, lingua inglese (monolingue).
Come avrei affrontato un compito in classe se a casa, anziché effettuare le traduzioni con libri di grammatica e vocabolari alla mano, avessi copiato da internet versioni già tradotte di latino? Come avrei potuto memorizzare i termini in inglese se fossi ricorsa ogni volta a un traduttore online? Come sarei riuscita ad appassionarmi agli autori della letteratura italiana se avessi scaricato da internet riassunti già pronti dei loro libri?
E ancora, forse la domande che racchiude un po’ tutto:
Come avrei potuto concentrarmi per così tanto tempo sullo studio, se fossi stata martellata da tutte le distrazioni cui sono sottoposti i ragazzi d’oggi?
Preciso che anche io avevo le mie grosse possibilità di distrarmi, e a volte capitava: chitarra, Nintendo Entertainment System, musica, riviste… eppure la mentalità era un’altra, Internet non era la priorità, il cellulare men che meno (l’ho avuto per la prima volta in quarta liceo), non c’era la corsa contro il tempo, lo stare sui libri era faticoso ma dava anche grosse soddisfazioni, prevaleva il senso di responsabilità.
Quando nell’arco dei cinque anni del liceo internet è arrivato nelle case di molti dei miei compagni di classe, si sentiva comunque poco parlare di ricerche online e dell’uso della rete per apparentemente “semplificarsi” le fatiche scolastiche: personalmente, se avevo bisogno di informazioni andavo in biblioteca, consultavo i libri cartacei dell’ “Enciclopedia dei ragazzi” oppure tramite computer usavo un’innovativa enciclopedia su CD: Encarta, di produzione Microsoft.
Altro punto è quello dell’espressione: al di là delle singole doti di capacità orale e scritta, scrivere per noi ragazzi degli anni ’90 aveva un senso, avevamo una struttura in mente e i nostri professori ci insegnavano le tempistiche per affrontare un tema, ci suggerivano l’utilizzo di schemi per gestire i flussi di pensiero. Il non leggere praticamente più e la difficoltà a concentrarsi di sicuro oggi non influiscono positivamente sulla capacità di espressione scritta. Penso nemmeno su quella orale.
Non voglio comunque fare di tutta l’erba un fascio, e mi auguro ci siano ancora oggi ragazzi che non si lasciano sopraffare dalle distrazioni tecnologiche, ma riescono a mantenere un certo grado di concentrazione nell’affrontare i compiti scolastici: me lo auguro davvero, perché io stessa ho sperimentato sulla mia pelle il vantaggio di essere stata una studente liceale negli anni ’90.
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